Capitale: Nairobi
Superficie: Totale 582.650 Km², terre 569.250 Km², acque interne 13.400 Km²
Popolazione: 52.428.290 Ab.
Lingua: Inglese e Swahili (Ufficiale). Si parlano più di 50 lingue tra cui Kikuyu e Kamba
Religione: Cristiani (maggioranza), Animisti e Musulmani
Governo: Repubblica
Indipendenza: 12 dicembre 1963 dal Regno Unito
Moneta: Scellino Keniota
Fuso Orario: +2 con ora solare in Italia, +1 con ora legale
Prefisso Telefonico: 00254
GEOGRAFIA
Il Kenya è attraversato dall’Equatore e confina a est con la Somalia e l’Oceano Indiano, a nord con l’Etiopia, a nord-ovest con il Sudan e a sud con la Tanzania. Possiede un territorio molto vario, fatto di aree con grandi bacini come il Lago Turkana (o Rodolfo) e imponenti rilievi, che si concentrano nella parte centro settentrionale, dove passa la Rift Vallley che culmina negli oltre 5.000 metri del Monte Kenya. Ci sono poi ampie zone pianeggianti in cui si alternano fitte foreste e savane, cioè le aree che danno vita ai grandi parchi nazionali. La costa, lunga e piatta, è ricca di spiagge.
CLIMA
Il clima è tropicale. Se si eccettua la stagione delle piogge, che va da marzo a maggio, e quella umida, limitata a gennaio, il resto dell’anno il clima keniota è tendenzialmente secco. La temperatura media è di 20°C, dato questo che nasce dal confronto tra le basse temperature che si registrano sui rilievi e le alte delle coste e della savana.
POPOLAZIONE
Alcuni dati relativi alla popolazione riportano una composizione molto varia, con una settantina di gruppi etnici divisi in quattro famiglie linguistiche: i bantu, i nilotici, i paranilotici e i cusciti. Quel che è certo è che il quadro etnico del Kenya si è andato man mano arricchendo rispetto ad una situazione originaria molto più schematica, con le coste abitate dai popoli stanziali e le aree interne dai masai. Oggi l’etnia più numerosa è rappresentata dai kikuyu (21%) seguiti dai luhya, i kamba, i luo e i kalenjin. Sono inoltre presenti minoranze di asiatici, europei e arabi. Le lingue ufficiali sono l’inglese e lo swahili e le religioni più praticate il Cristianesimo (maggioritaria) l’animismo e l’Islam.
ECONOMIA
L’economia del Kenya è in crescita, specie nelle principali città, ma la povertà è ancora molto diffusa. Le attività basilari sono l’agricoltura e il turismo, seguite dall’allevamento e dalla pesca. A dispetto di un sistema monoculturale di piantagione tipico dell’epoca coloniale, l’attuale produzione agricola keniota è abbastanza diversificata: caffè, thè, piretro (pianta utilizzata per i prodotti antiparassitari) mais, sorgo, miglio, patate, e sulla costa ci sono anche piantagioni di palma da olio e da cocco. Alcuni di questi prodotti servono a soddisfare il fabbisogno interno, altri vengono anche esportati. L’allevamento di ovini e caprini è prerogativa dei masai nella zona della Rift valley.
ARTE E CULTURA
Il retaggio della conquista araba risalente all’epoca medievale è ancor oggi visibile in tanti aspetti della società keniota, specie durante le periodiche celebrazioni. Tra esse spicca il Festival del Maulidi, celebrato a Lamu, che per l’occasione accoglie fedeli da tutto il paese trasformandosi in una seconda Mecca. Per tre giorni i musulmani festeggiano la nascita di Maometto con sfilate, danze e letture del Corano.
GASTRONOMIA
La gastronomia risente dell’influsso culturale dei popoli europei, arabi e asiatici che nel corso dei secoli entrarono in contatto con questo paese; tant’è che quella del Kenya è considerata una tra le cucine più ricche e variegate di tutta l’Africa subsahariana. A Nairobi e Mombasa è possibile assaggiare una grande varietà di piatti a base di carne e pesce, affiancati da salse piccanti, cinesi, indiane, o anche da raffinate specialità francesi.
SHOPPING
Chi ama l’artigianato avrà ampia possibilità di scelta: sculture filiformi dette makonde, pittoreschi oggetti, magari tipici della tradizione masai, da usare come soprammobili; poi tessuti, manufatti in legno e pietre preziose, alcune d’origine araba. Il tutto in luoghi dedicati allo shopping come il City Market di Nairobi o l’Akamba Handicraft Village di Mombasa, considerato uno dei più grandi villaggi di artigianato africano.
STORIA
Furono gli arabi a fondare le città che secoli dopo sarebbero divenute i più importanti centri turistici della costa del Kenya. Tra il VII e il X secolo essi si stanziarono sulla costa degli Zeng e fondarono Lamu, Malindi e Mombasa, avviando un fiorente commercio di schiavi, oro, avorio, pelli, cotone e riso. La fusione tra la cultura araba e orientale, con quella bantu autoctona diede vita alla lingua swahili, lingua commerciale di tutta l’Africa orientale.
Il 1498 è l’anno dell’arrivo dei portoghesi. Essi si distinsero per ferocia e intransigenza, ma al contrario di quanto fecero in altre zone del continente, in Kenya furono incapaci di dar vita ad un sistema coloniale solido; tant’è che fu abbastanza semplice resistere all’urto dei lusitani per difendere il dominio arabo nella zona costiera (con l’eccezione di Mombasa che rimase ancora per un secolo in mano al Portogallo). Alla fine dell’Ottocento il Kenya passò sotto il protettorato della Gran Bretagna e Nairobi divenne il centro amministrativo e politico di tutti i possedimenti britannici in Africa orientale. Chi subì maggiormente le conseguenze del colonialismo britannico furono i guerrieri nomadi masai, i quali, fortemente indeboliti da guerre civili, malattie e carestie, e quindi incapaci di combattere gli invasori, dovettero sacrificare il pascolo su grandi terreni per non intralciare la costruzione dell’imponente ferrovia inglese Mombasa-Uganda.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la spinta nazionalista divenne più forte, e se il Kenya African Union (Kau) di Jomo Kenyatta lottava per la ridistribuzione della terra e il raggiungimento della parità giuridica e politica tra kenioti e inglesi, il movimento Mau-Mau si attestava su posizioni più estremiste, perseguendo la definitiva cacciata dei bianchi dal paese.
La reazione inglese non si fece attendere. Kenyatta fu arrestato con l’accusa di complicità con i terroristi e le ribellioni vennero represse nel sangue. Ma la Corona britannica non riuscì a controllare la situazione ancor per molto, e nel 1963, due anni dopo la liberazione di Kenyatta, il nuovo partito indipendentista, il Kenya African National Union (Kanu) vinse le prime elezioni politiche libere e proclamò l’indipendenza del paese.
La linea politica di Kenyatta fu alquanto moderata, filoccidentale e all’insegna dell’autocrazia. In questo modo il presidente riuscì a mantenere buone relazioni con gli stati vicini, ad attirare investimenti stranieri e ad avviare il processo di ammodernamento e industrializzazione di Nairobi. Il suo successore, Daniel Arap Moi, subentrato nel ‘78, è ricordato al contrario per il malgoverno e la mancanza di apertura politica. Nell‘82 egli instaurò un sistema monopartitico, sciolse le società tribali e favorì lo smembramento delle università; e nella prima fase dei suoi governi la situazione economica peggiorò anche, in seguito alla sospensione degli aiuti internazionali. Tuttavia, nonostante la corruzione, le forti tensioni etniche e politiche, la mancanza di sostegno delle istituzioni internazionali e gli attentati di matrice islamica che nell’agosto del ‘98 colpirono l’ambasciata americana di Nairobi, la mancanza di una solida organizzazione tra le forze di opposizione garantì a Moi il potere fino al 2002. Grazie al suo impegno nella lotta al terrorismo islamico, egli ottenne, tempo dopo, il ripristino di buone relazioni con Fmi e Banca mondiale.
I 24 anni di presidenza Moi cessarono con le elezioni del 2002, alle quali decise clamorosamente di non presentarsi. Il responso fu in favore di Mwai Kibaki, leader del Partito Democratico e della Coalizione Nazionale Arcobaleno. In questi anni Kibaki ha attuato la riforma della Costituzione e abolito la pena di morte e ha preso provvedimenti per incrementare il livello di istruzione della popolazione.
VISTI E VACCINAZIONI
È necessario il visto d’entrata. Non sono previste vaccinazioni obbligatorie ma si consiglia comunque di effettuare la profilassi antimalarica.
VALUTA
Nome Moneta: Scellino Keniota
Codice Moneta: KES
1 Euro = 143.439 Scellino Keniota