Capitale: Addis Abeba
Superficie: totale 1.127.127 km², terre 1.119.683 km², acque interne 7.444 km²
Popolazione: 121.837.119 ab.
Lingua: Amarico, Tigrino E Altri Dialetti Locali; Diffuso L’inglese Nei Centri Urbani
Religione: Cristianesimo Ortodosso, Islam, Cristianesimo Cattolico
Governo: Repubblica
Indipendenza: 27 Novembre 1941 Dall’italia
Moneta: Birr Etiopico
Fuso Orario: +2 Con Ora Solare In Italia, +1 Con Ora Legale
Prefisso Telefonico: +251
GEOGRAFIA
Situata tra Equatore e Tropico del Capricorno, l’Etiopia si trova nella regione comunemente conosciuta come Corno d’Africa. Confina a nord con l’Eritrea, a ovest con il Sudan, a est con Somalia e Djibuti, e a sud con il Kenya. Sono molti i rilievi: gli altipiani, con altitudine compresa tra i 1.500 e i 2.400 metri, occupano la metà circa del territorio e le ampie pianure sono divise di netto dalla Grande Rift Valley. La montagna principale è il Ras Danscian (4.620 m). La flora tende a variare in base ad altitudine e latitudine, quindi accanto ad aree steppose, brulle e semidesertiche troviamo quelle più verdi in prossimità di fiumi e laghi. I maggiori sono il Lago Tana, dal quale nasce il Nilo Blu (fiume principale) e il Turkana, diviso col Kenya.
CLIMA
La varietà paesaggistica fa sì che vi siano grandi differenze climatiche. Si possono distinguere tre zone: quella fredda, oltre i 2.400 metri, con temperature che raggiungono al massimo i 16°C; quella temperata, tra i 1.500 ed i 2.400 metri, con temperature comprese tra 16 e 30°C; e la calda, sotto i 1.500 metri, con condizioni tropicali e temperature tra 27 e 50°C. La stagione delle piogge va da metà giugno a metà settembre, ma è più lunga nelle regioni meridionali dove viene preceduta da piogge intermittenti tra febbraio e marzo. Il resto dell’anno il clima è generalmente secco.
POPOLAZIONE
L’Etiopia è il secondo paese più popoloso dell’Africa dopo la Nigeria. Tra gli 80 gruppi etnici che vivono in questo paese i maggiori sono gli amhara (30%) e gli oromo (26%). La lingua ufficiale è l’amarico, affiancato da ben 84 lingue locali, oltre all’inglese. Le religioni predominanti sono quella cristiana copta e islamica, seguite da percentuali minori di cattolici e animisti.
ECONOMIA
L’economia di questo paese è molto povera. Alla base del sottosviluppo ci sono decenni di conflitti, malgoverno, carestie e cambi strutturali drastici. L’agricoltura rappresenta circa il 41% del Pil e impiega l’80% della forza lavoro, formata in maggioranza da donne. Si producono principalmente caffé, cereali, canna da zucchero, olio di semi, legumi. L’allevamento è praticato a livello locale e con tecniche primordiali, così come l’artigianato, che si concentra sulla produzione di tessuti, gioielli e oggetti in rame e cuoio.
GASTRONOMIA
Tipici della cucina etiope sono i wat, grandi piatti formati generalmente da pollo e legumi, accompagnati con salse e a volte con injera (pane) e tib (pezzi di carne grigliata). Altre pietanze classiche sono lo shivro, a base di ceci, e il misir, di lenticchie. Le bevande più diffuse, oltre all’amatissimo caffè, sono la talla (birra) il kaitaka (alcool di cereali) il cognac locale e il tej, che nasce dal miele fermentato.
STORIA
La storia del popolo etiope affonda le radici nella notte dei tempi, basti pensare che in questo punto della Rift Valley furono ritrovati (1974) i resti di Lucy, il più antico ominide eretto, vissuto tre milioni e mezzo di anni fa. L’Età Antica è legata alla figura di Makeda, nota come la Regina di Saba (il cui regno di estendeva tra Etiopia e Yemen) citata sia nella Bibbia che nel Corano e nel Kebra Nagast, il libro sacro della tradizione etiope; ma anche allo splendore del Regno di Axum, sorto nel periodo attorno alla nascita di Cristo e divenuto, successivamente alla predicazione di San Frumenzio, un baluardo del Cristianesimo copto.
Con il dilagare dell’Islam nella parte settentrionale e orientale dell’Africa, l’Impero Etiopico, che nel frattempo era subentrato al Regno di Axum, si ritrovò accerchiato da popoli di fede musulmana. Nel 1542 lo scontro con i fedeli della mezzaluna giunse al culmine nella regione del Lago Tana e gli etiopi riuscirono ad avere la meglio grazie al sostegno dei portoghesi. Altro episodio da ricordare in Età Moderna è l’espulsione dei gesuiti, voluta dalla Chiesa copta per combattere l’opera di conversione al cattolicesimo orchestrata dalla Chiesa di Roma. La disgregazione dell’Impero nel corso del Settecento fece sì che l’intera area divenisse, per più di un secolo, terra di conquista e scorribande: priva di un’autorità centrale forte, l’Etiopia fu in balia dei signori locali, delle potenze imperialiste occidentali e degli aggressivi popoli confinanti. Ma nel momento in cui il Regno d’Italia cominciò ad offrire sostegno al sovrano della regione di Scioa la situazione cambiò, e alla fine Menelik II fu celebrato come il nuovo, atteso negus (imperatore).
Dalla fine dell’’800 la storia etiope si intreccia a quella dell’Italia, e passando per vari episodi come l’occupazione italiana di Assab (1872) e Massaua (1885) e la firma del Trattato di Uccialli (con cui l’Italia credeva di aver ottenuto il protettorato sull’Etiopia) si giunge ai primi scontri (Adua, Dogali, Amba Alagi, Maccallé) in cui le truppe italiane subirono gravissime sconfitte. Con il Trattato di Addis Abeba (1886) l’Italia dovette riconoscere l’indipendenza dell’Etiopia limitandosi al protettorato sull’Eritrea. Giusto il tempo di succedere a Menelik II, attuare riforme progressiste e adottare una Costituzione, che il nuovo negus Hailé Selassié dovette fronteggiare un’altra aggressione da parte dell’Italia, nel frattempo proclamatasi fascista. Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane attaccarono l’Impero Etiope; Selassié, dopo un inutile appello alla Società delle Nazioni decise di andare in esilio in Gran Bretagna, spianando così la strada agli invasori. Completata la conquista e annunciata la nascita dell’Impero Italiano, veniva costituita l’Africa Orientale Italiana (Aoi) comprendente, oltre l’Etiopia, anche Eritrea e Somalia. Nel corso dei cinque anni di dominio gli italiani si distinsero per le opere di sviluppo e modernizzazione, oltre che per abusi e violenze. Ma appena il tempo di attendere la disfatta italiana nella Seconda Guerra Mondiale, la disgregazione dell’Aoi e il ritorno (1942) di Hailé Salissié sul trono di Addis Abeba, che il popolo etiope riconquistò la libertà perduta.
La fine dell’epoca coloniale portò ad un riassetto generale della regione del Corno d’Africa di cui fu artefice l’Onu. Considerando da un lato le rivendicazioni dell’Etiopia e dall’altro la richiesta d’indipendenza dell’Eritrea, le Nazioni Unite optarono (‘50) per la definizione dell’Eritrea come un’“unità autonoma” federata all’Etiopia; il ché significava che il piccolo stato africano otteneva sì l’autonomia dall’Etiopia, tranne però che su questioni di politica estera e finanze.
Tale decisione di fatto scontentò entrambe le parti e finì per alimentare la guerriglia del Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea (Fple) che si protrasse per decenni, fino alla conquista dell’indipendenza nel ‘91. In politica interna le cose non andarono meglio per Hailé Salissié: il mancato raggiungimento degli obiettivi economici e sociali rafforzò il largo fronte d’opposizione, fino a che, il 12 settembre ‘74, un colpo di stato depose il negus proclamando al contempo la formazione di un nuovo governo presieduto dal colonnello Menghitsu Hailé Mariam.
Negli anni in cui fu al potere il colonnello si distinse per il suo profilo dittatoriale: diede una sterzata socialista al paese, trasformandolo in Repubblica democratica popolare d’Etiopia (1987) col pieno sostegno dell’Urss, e reagì ad ogni sospetto d’opposizione interna con massacri e terrore. Tutto questo, sommato alle carestie e alle guerre (sia con l’Eritrea che con la Somalia per la questione dell’Ogaden) finì per screditare totalmente la figura di Menghitsu, al punto che optò per una fuga precipitosa in Zimbabwe quando, con il crollo dell’Urss e la nascita di un’alleanza tra il Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea e il Fronte rivoluzionario democratico del popolo etiopico (Frdpe) vennero meno le basi su cui aveva plasmato il suo fragile regime.
Il nuovo governo, presieduto da Meles Zenawi, originario della zona del Tigré, fu costruito su base etnica e volto, da un lato alla moralizzazione degli apparati statali colpiti da una corruzione dilagante, e dall’altro alla risoluzione dell’annoso contenzioso con l’Eritrea. I rapporti tra i due paesi, infatti, precipitarono nuovamente nel ’97 sfociando in scontri armati. Nel 2002 intervenne il Tribunale dell’Aja, che vide nella demarcazione di 1000 chilometri della frontiera e nell’affidamento della sua gestione all’Ethiopian-Eritean Border Commission (Eebc) l’inizio di una possibile pacificazione. In realtà nessuno dei due paesi ha mai accettato i termini e le condizioni previste dalla risoluzione internazionale, visto che entrambi chiedono l’assegnazione della strategica località di Badmé.
Le successive elezioni politiche etiopi, nel 2005, nel 2010 e nel 2015, furono tutte vinte dal Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope, e si caratterizzarono per le segnalazioni di gravi irregolarità, se non veri e propri brogli, seguite da manifestazioni di protesta e scioperi nel paese
Il forte legame con gli Stati Uniti, fornitore di armi e alimenti, ha portato, nel 2007, l’esercito etiope a intervenire in Somalia contro le Corti islamiche, a sostegno del governo federale di transizione somalo rifugiato a Baidoa. Nonostante i successi iniziali e l’appoggio aereo statunitense, le Corti islamiche hanno ripreso l’offensiva e gli scontri continuano tuttora.
Nel corso del 2011 l’Etiopia e i Paesi limitrofi subirono le conseguenze della peggiore siccità avvenuta in Africa orientale da circa sessant’anni; per attenuare gli effetti della grave carestia, fu istituito un piano, comprendente strategie di lungo periodo, da parte del governo nazionale in collaborazione con la FAO e altre organizzazioni internazionali. Tra il 2016 e il 2017, probabilmente come conseguenza del Niño, una nuova carestia colpì pesantemente l’Etiopia e i Paesi adiacenti, peggiorata dalla guerra in Somalia e dai mancati aiuti governativi
A febbraio del 2018 il primo ministro Hailé Mariàm Desalegn rassegnò inaspettatamente le dimissioni sostituito un mese dopo da Abiy Ahmed Ali che il 2 aprile fu eletto primo ministro d’Etiopia dal parlamento, diventando il primo premier oromo del Paese
Sempre nel 2018 nuovo capo del governo fece una storica visita in Eritrea, terminando così il conflitto tra i due Paesi; per i suoi sforzi nel porre fine alla guerra ventennale tra Etiopia ed Eritrea, ad Abiy Ahmed Ali nel 2019 venne conferito il premio Nobel per la pace. Successivamente Abiy fece liberare migliaia di prigionieri politici, promise libere elezioni, poi ufficialmente sospese a causa della pandemia da COVID-19, e annunciò ampie riforme economiche.
Il partito al governo nella regione dei Tigrè, il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (TPLF), si è opposto al rinvio delle elezioni e ha proceduto a organizzare ugualmente una consultazione elettorale il 9 settembre 2020, cui si stima abbiano partecipato quasi tre milioni di elettori. In seguito a ciò, le relazioni tra il governo federale e quello del Tigrè si sono guastate, tanto da condurrà alla guerra civile del Tigrè, conclusasi il 3 novembre 2022 con la cosiddetta Pace di Pretoria
Secondo la Commissione etiope per i diritti umani, oltre 50 civili sono stati uccisi negli attacchi avvenuti in Etiopia tra il 23 e il 29 novembre 2023 a seguito degli scontri tra l’Esercito di Liberazione Oromo (OLA) e il governo etiope. Gli attacchi sono avvenuti nella regione dell’Oromia e nei villaggi di confine di Benishangul-Gumuz
In effetti gli accordi di pace di Pretoria rappresentano più un accordo di cessate il fuoco che veri e propri accordi di pace, dato che lasciano irrisolte alcune importanti questioni, come il rientro in patria dei soldati eritrei, al fianco del governo centrale etiope durante la guerra civile, o l’assetto amministrativo del Tigray occidentale, conteso tra Tigray e Amhara.
Proprio quest’ultima questione, il futuro assetto del Tigray occidentale, territorio storicamente conteso tra le regioni dell’Amhara e del Tigray, rischia di creare una frattura, e quindi un ulteriore elemento di instabilità politica nel paese, tra il governo centrale e la regione dell’Amhara che, a seguito degli accordi di pace, teme di non vedere più riconosciute le proprie pretese territoriali.
ADDIS ABEBA
Fondata dall’imperatore Menelik II nel 1887, Addis Abeba è la capitale ed il cuore politico e commerciale del paese. Sorge al centro del vasto altopiano detto Acrocoro Etiopico (circa 2355 m d’altitudine). Fra i luoghi più importanti da visitare ci sono il Palazzo e il Mausoleo dell’imperatore Menelik II, la Cattedrale cristiano copta di San Giorgio, due interessanti musei, ovvero il Museo Etnografico e il Museo Etiopico, ma anche il mercato all’aperto che, coprendo un’area di circa 30 kmq, è uno tra i più grandi del continente.
Qui si possono trovare cibo di ogni tipo, oggetti in paglia, monili, sandali, abiti fatti a mano con materiali di riciclo… e qualsiasi altra cosa vi venga in mente!
LALIBELA
Lalibela è considerata la “Gerusalemme d’Etiopia” per via delle undici spettacolari chiese monolitiche scavate nella roccia più di otto secoli fa. La bellezza, il grande significato simbolico, ma anche l’importanza artistica e architettonica di queste costruzioni fanno di Lalibela uno dei luoghi più importanti al mondo dal punto di vista religioso e storico.
HARAR
È la città dell’Etiopia orientale fondata nel XII secolo e divenuta centro dell’islamismo locale: ben 88 le moschee presenti. Famosa anche per la bellezza delle donne aderé che vi abitano.
IL LAGO TANA
Un grande lago al cui interno si trovano 37 isole che ospitano antichi monasteri copti, tutti ricchi di dipinti e affreschi. Qui, nel 1542, si disputò la decisiva battaglia tra cristiani e musulmani; e sempre qui nasce il Nilo Azzurro, che dà poi vita ad imponenti cascate.
AXUM
Città del Tigrè, regione settentrionale dell’Etiopia, situata ai piedi delle montagne di Adua. È stato il centro nevralgico dell’antico e omonimo regno, per questo oggi all’interno del Parco Archeologico troviamo antichi palazzi e grandiose steli in prossimità di tombe (la stele più alta, non più eretta, misura 33,30 metri). Nel 1980 l’Unesco ha incluso queste rovine archeologiche nella lista dei patrimoni dell’umanità.
GONDAR
Definita anche come la “Camelot etiope”, Gondar è celebre per le sue pittoresche rovine nell’area della cittadella reale. Si tratta di castelli ricordano l’epoca imperiale, e che per le pittoresche fattezze sembrano uscite da un libro di fiabe. Il centro città, al contrario, con la sua architettura, specie delle piazze e degli edifici pubblici, è testimonianza concreta dell’occupazione italiana degli anni Trenta.
LA VALLE DELL’OMO
Gli sperduti villaggi di questa regione sono abitati da alcuni dei popoli più primitivi d’Africa. Essi grazie all’isolamento geografico hanno mantenuto intatti usi e costumi millenari. Oltre che per il grande interesse etnico la Valle dell’Omo è degna di nota anche per la particolarità della natura, dominata dall’omonimo fiume che nasce dal Lago Turkana e popolata da molti animali. Il tutto fa parte del Parco Nazionale dell’Omo.
VISTI E VACCINAZIONI
Passaporto valido almeno sei mesi dalla data di entrata nel paese; necessario il visto d’entrata che si può richiedere all’Ambasciata etiope di Roma oppure ottenere all’arrivo ad Addis Abeba. Non ci sono obblighi di vaccinazioni, ma si consiglia la profilassi antimalarica e il vaccino contro la febbre gialla.
VALUTA
Nome Moneta: Birr etiopico
Codice Moneta: ETB
1 Euro = 116.86 Birr etiopico